E’ sempre più di tendenza la docuserie di Netflix “Zac Efron Down On Earth“, che vede il famoso attore statunitense protagonista di un viaggio in giro per il mondo, alla ricerca dei segreti per uno stile di vita sano e sostenibile. La puntata ambientata nella nostra amata Sardegna, nella nostra Italia, non è passata di certo inosservata e ha fatto conoscere al pubblico l’esistenza delle Blue Zones, ossia delle zone del mondo con la più alta concentrazione di persone che vivono fino a cent’anni.
Ma quante e quali sono le Blue Zones?
Quali sono i loro segreti?
Quali sono le caratteristiche che le accomunano e che permettono alle persone di vivere così bene e a lungo?
Sapevi che esistono dei Progetti Pilota per ricreare altre Blue Zones?Continua a leggere!
COSA SONO LE BLUE ZONES
Le Blue Zones sono delle aree, individuate dal team di National Geographic e dal National Institute on Aging, che presentano la più alta percentuale di centenari.
Le persone che vivono in queste aree, raggiungono i 100 anni 10 volte più facilmente rispetto alle persone che vivono negli Stati Uniti.
QUALI SONO LE BLUE ZONES
Le Zone Blu sono 5:
- Loma Linda (California, USA)
- Nicoya (Costa Rica)
- Sardegna (Italia)
- Ikaria (Grecia)
- Okinawa (Giappone)
PERCHE’ “ZONE BLU”?
Pare che il nome derivi semplicemente dall’utilizzo di un pennarello blu da parte degli studiosi per segnare le zone a più alta concentrazione di persone longeve, il che ha creato delle vere e proprie “Zone Blu” sulle cartine geografiche.
I POWER 9
Secondo importanti studi, sembra che solamente il 20% della longevità di una persona sia dato dai geni; il restante 80% è invece determinato interamente dallo stile di vita.A questo proposito, i ricercatori hanno indagato le caratteristiche ed i fattori comuni alle Blue Zones, per capire quali determinanti siano responsabili di una vita così lunga ed in salute.
La maggior parte delle persone delle Zone Blu che raggiunge i 90 anni, infatti, vi arriva in salute e senza malattie croniche, conservando ancora ottime capacità cognitive.
Quello che si è scoperto è che le Blue Zones hanno in comune 9 denominatori, i quali sarebbero responsabili del rallentamento del processo di invecchiamento. Tali denominatori sono stati definiti dagli scienziati “The Power 9” e sono:
- Movimento Naturale: l’attività fisica delle persone delle Zone Blu raramente consiste nel frequentare palestre, sollevare ghisa o correre maratone. Nelle Blue Zones, l’ambiente favorisce il movimento quotidiano delle persone, senza che queste se ne accorgano (camminare in paese, fare lavori di giardinaggio, curare l’orto…). Un tipo di attività fisica non strutturata, ma quotidiana e costante.
- Propositi per il giorno: alzarsi avendo una motivazione, uno scopo nella giornata pare riesca ad allungare l’aspettativa di vita di ben 7 anni! I cittadini di Okinawa lo chiamano Ikigai, gli abitanti di Nicoya Plan de Vida, che si potrebbe tradurre con “il perchè mi sveglio alla mattina“.
- Gestione dello stress: ormai non è più una novità: lo stress porta ad infiammazione cronica, la quale è associata a un maggior rischio di sviluppare qualsiasi tipo di malattia. Attenzione, non è che le persone delle Zone Blu non sperimentino lo stress: lo stress è comune a tutti gli esseri umani, ciò che può fare la differenza è il modo in cui questo viene gestito. Pare che le comunità delle Blue Zones vivano più momenti nel corso della loro giornata che permettono loro di far scendere la tensione: pregare, fare un pisolino, vedere gli amici, rilassarsi.
- Regola dell’80%: un antico mantra di Confucio ricorda agli abitanti di Okinawa prima di ogni pasto di smettere di mangiare quando il loro stomaco è pieno all’80%. Pare che riempire o meno quel 20% di stomaco rimanente possa determinare la differenza tra l’accumulo e la perdita di peso. Anche in questo caso, la regola non è nuova: mangiare poco e spesso è la scelta vincente, anziché fare pochi pasti molto abbondanti.
- Tanti vegetali: i pattern dietetici delle popolazioni delle Zone Blu sono principalmente a base di frutta, verdura e legumi. La carne viene consumata in media soltanto 5 volte al mese e in piccole porzioni.
- Vino: quasi tutte le popolazioni delle Zone Blu bevono regolarmente in piccole quantità. In media si consumano 1-2 bicchieri di vino al giorno, tassativamente a pasto e in compagnia.
- Senso di appartenenza: la maggior parte dei centenari appartengono a una comunità basata su una fede. Indipendentemente dal tipo di fede, pare che dedicare tempo alla fede per 4 volte al mese aumenti l’aspettativa di vita da 4 a 14 anni.
- La famiglia prima di tutto: i centenari di successo delle Blue Zones hanno un’altra cosa in comune: la famiglia viene prima di tutto. Spesso i nonni e i bisnonni vivono insieme a figli e nipoti; le persone scelgono e mantengono un unico partner per tutta la vita e dedicano molto del loro tempo a prendersi cura dei bambini e a passare del tempo con loro.
- La comunità giusta: le persone che vivono vite più lunghe e sane, si trovano all’interno di cerchie sociali che supportano sane abitudini. Le ricerche dimostrano che il fumo, l’obesità, così come la felicità e la solitudine, sono contagiosi: essere circondati da persone positive e dai comportamenti sani è molto importante per poter intraprendere la giusta strada.
COSA CI INSEGNANO QUESTE ZONE BLU E COSA POSSIAMO FARE
Sana alimentazione ed attività fisica dovrebbero essere le chiavi del successo, per mantenersi in forma ed essere felici con se stessi.
Ma purtroppo questo non basta: è stato dimostrato che il 90% delle persone con uno stile di vita non sano (sedentarietà, cattiva alimentazione) che viene sottoposta a programmi dietetici e di esercizio fisico, abbandona nei primi 7 mesi di cambiamento; allo stesso modo, il 70% delle persone che si iscrive in palestra la abbandona dopo 2 anni.
PERCHE’ SUCCEDE QUESTO?
E’ chiaro che per attuare un cambiamento sull’individuo e sulla popolazione, non basta agire sul singolo. Difatti, è stato dimostrato che ciò che può effettivamente portare a un cambiamento duraturo in termini di stile di vita non è una politica basata sulla responsabilità del singolo individuo, bensì una politica che miri a creare ambienti e luoghi in cui tale cambiamento sia non solo possibile ma inevitabile. Ciò significa, ad esempio, creare ambienti in cui frutta e verdura sono più facilmente accessibili dei fast food, con politiche che limitino il numero di questi ultimi, e creare percorsi pedonali e ciclabili che permettano alle persone di essere più attive nella quotidianità.
E’ stato dimostrato che se ci sono 6 o più fast food nel raggio di 1 km dalla casa di una persona, questa ha il 40% di probabilità in più di essere obesa che se ce sono soltanto 3.
In ogni popolazione, l’80% delle persone vorrebbe cambiare le proprie abitudini: creando delle reti sociali, mettendo in contatto questo persone, è possibile dar loro una motivazione, un buon proposito.
ALBERT ALEA – IL PROGETTO PILOTA
Prendere il modello delle Blue Zone ed applicarlo ad altre comunità: questo è il proposito che il team delle Blue Zone persegue dal 2008, anno in cui tra 5 città candidate per il progetto pilota, è stata scelta quella di Albert Lea (Minnesota), che conta 9000 abitanti.Mediante il progetto, i cittadini sono stati messi in condizione di poter vivere in maniera più attiva e sana: ad esempio, supermercati e ristoranti sono stati controllati per fare in modo che le persone cambiassero le loro scelte alimentari (ad esempio quando veniva ordinato un sandwich al posto delle patatine fritte veniva servita automaticamente la frutta; alle casse dei supermercati anziché caramelle e cioccolata veniva presentata acqua e frutta); così come le scuole, nelle quali sono stati eliminati i distributori di merendine e caramelle.
I RISULTATI
Dopo circa 1 anno e mezzo, l’aspettativa di vita di queste persone, sulla base del cambiamento del loro stile di vita, è cresciuta di 3,2 anni: complessivamente, la comunità ha perso perso per 7280 kg e i costi per le cure sanitarie sono crollati del 40%.
IN CONCLUSIONE
Le Blue Zones portano come esempio stili di vita in grado di preservare lo stato di salute e aumentare la longevità; stili di vita costituiti non solo da fattori dietetici e di movimento, ma anche fattori psicologici, sociali e ambientali. Le Zone Blu dimostrano che per il cambiamento è importante non solo l’azione del singolo, ma ancor di più l’azione della comunità, affinché ogni persona possa fare scelte salutari e che queste scelte siano non soltanto facili ed accessibili, ma inevitabili.
CURIOSITA’
In associazione con il Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università del Minnesota, è stato realizzato il Vitality Compass, ossia uno strumento online è in grado di dare consigli al singolo sul proprio stile di vita, affinché questo si avvicini a quello delle Blue Zones. Questo strumento propone un breve test, in cui vengono fatte alcune domande all’utente sul proprio stile di vita: sulla base delle risposte, vengono forniti alcuni consigli con il suggerimento di rifare il test 3-6 mesi più tardi, dopo averli applicati.
Vuoi fare il test del Vitality Compass?
CLICCA QUI
Dott.ssa Dietista Giulia Corradini
Fonti:
1. Buettner D, Skemp S. Blue Zones: Lessons From the World’s Longest Lived. Am J Lifestyle Med. 2016;10:318–21.
2. Appel LJ. Dietary patterns and longevity: expanding the blue zones. Circulation. 2008;118:214–5.